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Per Aspera Ad Veritatem n.7
Economia internazionale e criminalità organizzata

Osvaldo Cucuzza (in "Rivista della Guardia di Finanza", n.6, 1996, pagg.2079-2104)





L'articolo che rappresenta il testo della conferenza tenuta presso la Moscow School of Political Studies, nell'ambito del Seminario "Law, Politics and Economy", Golitsyno (CSI), 21-26 luglio 1996, fornisce un interessante quadro complessivo delle attività finanziarie della criminalità e della loro influenza sull'economia mondiale, nella considerazione degli "effetti distorsivi" prodotti sui sistemi economici nazionali ed internazionali dall'immissione di enormi masse di denaro liquido proveniente da attività illecite.
Dopo le precisazioni riguardanti la possibilità dell'esistenza di una associazione criminale organizzata che persegua l'accumulazione di ingenti ricchezze anche senza l'adozione di "metodi operativi e rituali di stampo mafioso", ricordata la progressiva escalation delle imprese mafiose, caratterizzate da peculiarità specifiche, quando negli anni ‘60 iniziò quel processo di selezione elitaria nell'ambito delle consorterie criminali di strutturazione secondo principi mutuati dalle attività lecite, si sottolinea l'acquisizione, da parte di tali strutture, di moduli operativi e di principi imprenditoriali tali da permettere una gestione manageriale delle loro aziende del crimine, con il superamento dei tradizionali limiti territoriali e la conseguente internazionalizzazione delle loro attività illecite.
All'individuazione dei presupposti che hanno favorito l'attività di reimpiego del denaro sporco o money laundering, articolato in varie fasi,e alla classificazione dei tipi di società costituite dall'associazione mafiosa allo scopo di inserirsi nei settori imprenditoriali a più alta redditività, segue un giudizio di particolare pericolosità sulla tendenza a "conseguire il controllo di intermediari finanziari" e l'affermazione che "l'impatto dei capitali di illecita provenienza sui mercati rappresenta una minaccia non solo ai sistemi economici nazionali ma anche a quello internazionale", in un intreccio economico finanziario dagli effetti dirompenti.
A proposito del ruolo dei paradis financiers, dei quali vengono individuate le più importanti caratteristiche geo-economiche e geo-politiche, si ritiene che una particolare attenzione debba essere riservata soprattutto a quelli bancari perché "per le organizzazioni criminali l'esigenza dell'anonimato nelle operazioni economiche e della correlata, rigida tutela del segreto bancario è senz'altro preminente rispetto a quella del maggior lucro ottenibile attraverso le agevolazioni fiscali".
Qualche cenno, poi, ai sistemi bancari clandestini e un esame degli atti che, a livello internazionale, hanno affrontato il problema del riciclaggio.
In conclusione, ribadita la minaccia concreta rappresentata dal riciclaggio non solo nell'economia dei singoli paesi ma anche nei mercati internazionali, nella convinzione che nella lotta a tale fenomeno la strategia debba basarsi "sull'analisi dei flussi finanziari nel loro complesso", si debba cioè "invertire la procedura per risalire dall'oggettiva constatazione di tali movimenti per attingere a fondati sospetti sui singoli personaggi non necessariamente noti sul piano giudiziario ovvero alle forze di polizia", si auspica la creazione di un "ente centrale a livello nazionale", adeguatamente dotato dei necessari strumenti informatici cui venga affidato il compito di "analizzare con sistematicità, e secondo parametri predeterminati, i movimenti transitanti nel circuito finanziario, ponendoli in relazione logica con altre banche dati con riferimento al singolo operatore".



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